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Audit di Prima e Seconda Parte

Audit: di cosa si tratta

Al giorno d’oggi, le esigenze in materia di sicurezza e qualità degli alimenti sono in costante crescita. I Clienti e le Autorità Competenti (Ausl, NAS), nonché i paesi terzi in cui l’azienda esporta, chiedono sempre più garanzie alle imprese alimentari.

Dunque, molto spesso l’azienda alimentare ha la necessità di certificarsi per dimostrare ai propri acquirenti o ai controlli ufficiali il rispetto di tutti i requisiti da loro richiesti.

Per alcuni tipi di rapporti, per esempio quello con un cliente esterno, la certificazione è obbligatoria e richiesta dal Ministero della Salute Italiano, per altri l’azienda si muove in modo volontario, certificandosi con l’unico scopo di soddisfare le aspettative dei clienti.

Per potersi certificare, l’azienda alimentare deve essere sottoposta ad audit, ovvero ad un controllo effettuato da una figura competente e specializzata, l’auditor, che verifica che effettivamente l’impresa abbia tutti i requisiti necessari per ottenere l’approvazione del Cliente.

Tipologie di audit

Gli scopi di un audit possono essere di diverso tipo:

  • L’impresa alimentare vuole valutare sé stessa, per valutare le risorse necessitare per ottenere una certificazione: in questo caso l’audit si chiama di prima parte e lo scopo è quello di definire quali sono i passi da compiere per potersi certificare;
  • L’impresa alimentare è già certificata e ha quindi l’obbligo di auto valutarsi più volte all’anno: anche in questo caso l’audit è di prima parte e serve per ripercorrere tutti i requisiti che l’azienda deve rispettare per mantenere la certificazione già ottenuta;
  • L’impresa alimentare ha la necessità di soddisfare le specifiche esigenze di un suo Cliente; perciò, quest’ultimo predispone un audit sul fornitore, scegliendo sia la griglia di requisiti da rispettare e scegliendo sia l’auditor che dovrà effettuare il controllo: in questo caso l’audit è di seconda parte, poiché è il Cliente che sceglie come si dovrà svolgere l’audit e chi sarà l’auditor che andrà a condurlo;
  • L’impresa alimentare vuole ottenere per la prima volta una certificazione (ad esempio BRC, IFS, FSSC 22000 ed ISO 22000), per cui si rivolge ad un Ente Certificatore Accreditato ufficialmente, per richiedere un audit; l’Ente invia quindi un auditor che dovrà valutare se l’azienda è nelle condizioni di poter ottenere il certificato: in questo caso l’audit viene chiamato di terza parte, poiché l’Auditor lavora per un Ente indipendente;
  • L’impresa alimentare vuole esportare in paesi che richiedono certificazioni e così chiede alle autorità competenti un sopralluogo di verifica: anche in questo caso l’audit è di terza parte, poiché l’Ausl è parte indipendente che valuta l’azienda.

Tutti gli audit devono essere condotti da una figura indipendente al sistema di gestione di sicurezza e qualità che andrà a valutare. Nel caso degli audit di prima parte, l’auditor è anche la figura che indica all’azienda in che modo comportarsi, offrendo spunti di miglioramento per ottenere gli obiettivi stabiliti.

Così è anche per la maggior parte degli audit di seconda parte, poiché il Cliente ha spesso l’interesse al mantenimento del Fornitore; quindi, tende a dare suggerimenti affinché il fornitore stesso adotti le azioni correttive necessarie per rispettare tutti i requisiti indicati dall’acquirente.

Diverso è per gli audit di terza parte, per i quali l’auditor può essere solo un valutatore e non ha facoltà di fare consulenza all’azienda alimentare che sta controllando.

Come si svolgono gli audit

Gli audit possono essere svolti completamente da remoto, interamente in presenza oppure in parte da remoto e in parte in presenza.

L’auditor verifica tutta la documentazione aziendale ed osserva, per quanto ritiene necessario, il ciclo produttivo, verificando che quanto scritto venga applicato e che quanto dichiarato corrisponda alle richieste degli standard di certificazione, delle leggi sull’esportazione o ai requisiti del cliente, a seconda della tipologia dell’audit che sta svolgendo.

A seguito dell’audit, l’auditor redige un documento nel quale specifica tutto ciò che è stato valutato, indicando i punti di forza e di debolezza dell’azienda, suggerendo spunti di miglioramento quando gli è data facoltà e segnalando le non conformità rilevate.

Per gli audit di prima parte la presenza di non conformità gravi non comporta alcuna conseguenza pratica, mentre per gli audit di seconda e terza parte può compromettere il rapporto fornitore-cliente o può far perdere la certificazione ottenuta dall’azienda nell’anno precedente, con tutte le conseguenze a questo legate. Per esempio, alcuni Clienti, senza la presenza di una certificazione, possono decidere di interrompere immediatamente i rapporti.

Nel caso più grave, ovvero con la presenza di non conformità gravi rilevate dall’Ausl durante un audit di terza parte per l’esportazione, l’azienda non può più esportare.

I servizi di BolognaHaccp

Per tutte le tipologie di audit sopra descritte è necessaria la consulenza di professionisti che accompagnino l’azienda durante gli iter di certificazione:

  • per la stesura dei documenti,
  • per la formazione al personale che dovrà gestire gli audit,
  • per le verifiche su campo atte a stabilire se si sta lavorando secondo i criteri stabiliti,
  • per la cura dei rapporti con le autorità competenti e con gli enti certificatori.

Bologna Haccp possiede le competenze e l’esperienza per seguire le aziende in tutto ciò che, in via diretta e indiretta, è legato al percorso lungo e complesso delle certificazioni.

Bologna Haccp può aiutare l’azienda a soddisfare le richieste dei propri Clienti che programmano audit, mandano richieste tramite questionari e richiedono dichiarazioni, analisi e studi scientifici per avere le garanzie di sicurezza e qualità alimentare a loro necessarie.

Per approfondimenti contattaci a info@bolognahaccp.it oppure al numero 3314712517 anche tramite Whatsapp.

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